La rogna dell'olivo. Cause e luoghi comuni.

La rogna dell'olivo è una infezione di origine batterica causata dal batterio Pseudomonas savastanoi endemico dell'olea europea e come molti i batteri veicolato dall'acqua.
È una malattia che le piante contraggono attraverso le ferite causate dalla potatura, dalla abbacchiatura delle drupe in raccolta in condizioni di pianta umida o bagnata e dagli eventi atmosferici piu disparati quali: grandine, gelate tardive, rotture da carico neve, e anche dal vento quando provoca la rottura dei rami in condizioni di bagnato.

Non essendo possibile intervenire con prodotti sistemici contro i batteri, è fondamentale la prevenzione. Questa si attua con le buone pratiche agronomiche e con trattamenti rameici alla dose del 1%.
Nel caso della rogna le buone pratiche agronomiche consistono nell'evitare nel modo più assoluto di potare gli olivi o di raccogliere le drupe con piante umide o bagnate o nelle ore immediatamente precedenti ad un evento atmosferico preannunciato.
I trattamenti rameici possono essere invece preventivi e post danno, in quanto il potere caustico del rame, quando dato nelle ore immediatamente successive al verificarsi del danno abbatte la popolazione batterica che vive sulla pianta e indurisce i tessuti scoperti, diminuendo le probabilità di infezione.

Il batterio induce la formazione di tubercoli, che ne diventano successivamente ricettacolo.
I giovani tubercoli appaiono come delle piccole protuberanze di colore verde argenteo e superficie regolare, sui rami. In fase di maturazione virano il colore al marrone aumentando di dimensioni, fino ad arrivare anche a 2 o 3 cm di diametro ed assumendo forme meno omogenee e più irregolari. Al loro interno appaiono spugnosi, con ampi alveoli e di colore chiaro.
Normalmente le parti della pianta a valle di queste formazioni tendono a defogliare, a lignificare in modo anomalo riducendo drasticamente l'induzione a fiore delle gemme ascellari e quindi la fruttificazione.
Le parti di pianta in queste condizioni devono essere necessariamente asportate con la potatura dando modo alla pianta stessa di ricostruire nella stagione successiva una chioma meno infetta.

Ricordiamo però che un olivo infetto da rogna non potrà mai guarire. Tuttavia, ogni varietà convive più o meno bene con la malattia e la manifesta in modo più o meno intenso.
Ad esempio il leccino quasi non la manifesta mentre il frantoio la manifesta in modo evidente.

Dobbiamo invece sfatare il mito che sia necessario bruciare i residui della potatura di piante infette da rogna e che non si debba cipparle per evitare il propagarsi dell'infezione perché come già anticipato il batterio è endemico dell'olivo in tutto il bacino del mediterraneo ovvero vive stabilmente sulla corteccia delle piante. Bruciare I residui della potatura risulta quindi una pratica perfettamente inutile. Bisogna invece saper rinunciare ad effettuare potatura e raccolta con piante umide o bagnate e nelle 24/48 ore prima di annunciati eventi atmosferici.